Angoli bui e punti nevralgici

In questo articolo approfondiamo l’argomento dei punti nevralgici e introdurrò anche il concetto di angoli bui.

 

Mi preme innanzitutto, fare una premessa: questi due concetti sono stati scoperti da me in una delle mie letture per approfondire la professione del Professional Organizer.

 

Il libro in questione è “L’eleganza del riordino” di Jennifer Scott e mi è piaciuto talmente tanto da averne già scritto due recensioni per due destinazioni diverse e non mancherò di scriverne una terza per il blog.

 

Insomma, uno di quei libri che vorrei aver scritto io. Se scrivessi libri.

Ma torniamo a noi.

Gli angoli bui sono angoli della casa, un po’ nascosti, nei quali si finisce per lasciare oggetti di vario tipo e senza una vera logica.

Sono posti solitamente chiusi e poco trafficati, nel senso che ci si ricorda della loro esistenza ma, difficilmente ci si mette a riordinarli.

E’ il classico cassetto della vergogna, o lo sportello della vergogna o l’anta della vergogna; ma no, non credo che una stanza della vergogna si possa considerare come angolo buio.

Nonostante si tratti di zone un po’ nascoste della casa e quindi piuttosto facili da dimenticare in teoria, in realtà, nessun cerchio aperto viene dimenticato dalla nostra mente. Ogni volta che qualcosa resta incompiuto, la nostra mente farà in modo di tirarcelo fuori quando meno ce lo aspettiamo e sicuramente, quando non sarà possibile occuparcene subito.


Questo perché: ciò che occupa il nostro spazio, occupa anche la nostra mente.


E ogni volta che ci capita di incappare in uno dei nostri angoli bui, l’idea di doverlo riordinare ci farà provare un senso di frustrazione, non sapendo da dove iniziare.


Solitamente infatti si tratta di cose che mettiamo lì, in attesa di trovargli una collocazione definitiva, o cose che vogliamo conservare ma, non sappiamo esattamente cosa farci o dove tenerle.


Nel mio caso gli angoli bui sono: un cassetto della cameretta di mia figlia e uno sportello del mobile tv in salotto. Non so come siano diventati angoli bui ma, so che sono li.

Fino a qualche tempo fa, anche il cassetto del mio comodino era un angolo buio. Poi, sono riuscita a trovare la soluzione giusta per riorganizzarlo ed ora, contiene solo ciò che ho deciso di tenere lì.


La cosa fondamentale è insistere e non perdersi d’animo. Una volta trovato il coraggio di affrontare il nostro angolo buio e averlo riorganizzato, è necessario prestargli la giusta attenzione.


Basterebbe prendersi un attimo per riflettere, giusto il secondo prima di aprire lo sportello o il cassetto, per nasconderci dentro l’ennesima cosa che “Boh…e questa dove la metto?”

Piuttosto: appoggiamola su una superficie libera in modo tale che vederla lì ci dia fastidio abbastanza da voler decidere quale sarà la sua collocazione definitiva.


Altra cosa fondamentale con gli angoli bui è tenerli d’occhio di tanto in tanto.


Sicuramente, se ci prenderemo quel secondo di tempo prima di nasconderci la qualunque, saremo già a buon punto ma, per tutte quelle volte in cui non abbiamo a disposizione quel secondo, è probabile che il nostro angolo buio continuerà a nascondere cose.


Il secondo concetto che ho trovato illuminante durante i miei approfondimenti, è quello di punto nevralgico.


Ogni casa ha punti nevralgici

I punti nevralgici non sono altro che quelle zone della casa (solitamente piani di appoggio), che attirano disordine come delle calamite.

 

Rientrati in casa appoggiamo sulla prima superficie libera quello che abbiamo in mano: chiavi, posta, la borsa, un volantino, ecc…

Solitamente va così: rientri in casa e devi poterti lavare le mani, mettere parte della spesa in frigo o correre incontro al cagnolino che non vedeva l’ora che tornassi. Oppure semplicemente, non vedi l’ora di indossare qualcosa di comodo per poterti rilassare. 

 

Quindi tutte quelle cose restano lì, in attesa che arrivi il loro momento di essere messe a posto.

 

Stessa cosa farà ogni membro della famiglia e più sarà “logico” appoggiare tutto in quel punto, più probabilità ci sono che si riempia di cose di passaggio.

 

 

Il problema però, è che anche se le cose che vi si appoggiano dovrebbero essere solo di passaggio, a lungo andare diventa normale vederle li e altrettanto normale vedere quella superficie invasa di cose nel tempo che trascorre dall’averle messe lì e rimetterle al loro posto.

 

 

Perché a differenza di ciò che finisce negli angoli bui, le cose che affollano un punto nevralgico, avrebbero una propria collocazione definita ma, per far prima si appoggiano momentaneamente in quel punto.

 

Un altro punto nevralgico potrebbe essere il tavolo. Nel mio caso è proprio così.

 

 

Avendo il tavolo da pranzo all’interno del salotto, è facile che vi si appoggino sopra tutte quelle cose che sono di passaggio in salotto. 

 

Queste potrebbero essere: il libro che sto leggendo in quel momento e che lascio sul tavolo la sera, prima di mettermi a letto; il portaocchiali di mio marito, che li usa solo per guardare la tv; uno dei libri della nostra bambina che, per non far troppo rumore, evitiamo di rimettere sulla libreria.

 

 

A questo punto, non è difficile trovare queste ed altre cose, appoggiate sul tavolo. D’accordo, poi si rimettono al loro posto ma, nel frattempo sono state lì sul tavolo a creare disordine.

 

E non è detto che nel metterle a posto, nel mentre non si finisca con l’appoggiare altro sullo stesso piano. Un circolo vizioso.

 

E’ questo che caratterizza un punto nevralgico: chissà come è un piano di appoggio che attrae il disordine e che ci abituiamo in fretta a vedere disordinato.

 

 

Così come per altri punti della casa, non esiste una formula magica per tenere in ordine un punto nevralgico. L’importante è che ogni cosa abbia un proprio posto definito (che conoscono tutti gli abitanti della casa) e sforzarsi a rimetterle al proprio posto dopo ogni utilizzo.

 

 

La cosa positiva è che quando un punto nevralgico è in ordine, la casa appare già più ordinata. Più superficie libera c’è, più una casa regala una sensazione di leggerezza e ordine. 

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